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Francesco Uberto è uno degli elementi di spicco dello Zerotrenta Triathlon Brescia. Atleta insaziabile colleziona gare su gare, prediligendo le lunghe distanze e le mete inusuali.

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, Francesco si è avvicinato al triathlon solo nel 2014, dopo un periodo in cui, forse in cerca di una sua dimensione sportiva,  ha corso gare di Ultra Trail e addirittura la 100 km del Passatore.
Proprio dopo la Ultra Maratona ha partecipato alla sua prima gara multipla, a Cremona, in occasione del Duathlon del Torrazzo. E’ li che è scattato il colpo di fulmine con il Triathlon e da allora non si è più fermato, collezionando sino ad oggi una miriade di gare tra le quali ben quattro Ironman.

È proprio in occasione della sua ultima impresa, L’Ironman North America Champioship Texas del 14 Maggio, concluso in 11h53’26”, che l’ho intervistato.

Francesco, ci racconti la tua gara in Texas?

L’ultimo Ironman in Texas è stato soprattutto divertente, infatti gli americani sono capaci di creare una atmosfera molto coinvolgente, anche se dal punto di vista organizzativo sono forse un po’ meno bravi degli europei (credo perché badano molto al risparmio). L’ho finito distrutto come al solito anche a causa di una vera e propria tempesta con grandine che ha obbligato gli organizzatori ad interrompere la gara per 40 min quando io ero circa al 26km della maratona.

Quali sono stati il momento più bello è quello più brutto durante la gara?

Il momento più bello è sempre la linea d’arrivo, poi questa volta ero veramente da solo, non c’erano altri concorrenti che stavano arrivando in quel momento e quindi il tifo era tutto per me….bellissimo!

Il momento più brutto è stato quando, a causa del freddo e della tempesta (e dell’essermi raffreddato perché ci hanno fermati) ho avuto problemi di stomaco….ed in quel momento pensare di fare altri 10km era pesante…anche se poi quando ti succedono queste cose dopo 5 minuti ti senti meglio.

È stata una gara difficile, credi che avrebbero dovuto interrompere oppure sei d’accordo con la condotta dell’organizzazione?

Nel momento im cui hanno fermato la gara mi sembrava una cosa assurda. Avevo paura che avrei sofferto di più lo sbalzo termico.  Poi a freddo capisco la decisione degli organizzatori che hanno la responsabilità di 2000 persone, più i volontari, quindi penso che abbiano preso la decisione più saggia. Safety first!

Hai mai pensato di fermarti?

Non ho mai pensato di fermarmi! Mi è capitato di avere pensieri negativi durante l’Ironman di Maastricht e dopo un po’ mi sono fermato. Da quel giorno ho deciso che non penserò mai più di fermarmi, ma solo a terminare la gara.

C’è differenza tra i triatleti Americani e quelli Europei?

I partecipanti americani sono per una parte molto più competitivi, poi ci sono anche molti che sono lì per finirlo e basta. Direi che gli Europei stanno in mezzo. Questa però è una grossa generalizzazione!

Quale è il tuo prossimo obiettivo?

Il mio prossimo obbiettivo è l’ Ironman di Klagenfurt, che è il vero obbiettivo 2016. Mi piacerebbe fare un tempo sotto le 11 ore.

Cosa c’è dopo l’Ironman?

Non so cosa ci sarà per me dopo l’Ironman, per ora il mio sogno è l’Ironman delle Hawaii. 

C’è qualcosa che vuoi aggiungere?

Un pensiero che vorrei aggiungere è che il fatto di andare a fare un Ironman senza altri componenti della squadra ha sì dei lati positivi, soprattutto per il mio carattere, amo avere momenti di solitudine. Tuttavia fare una gara così dura e lunga in molti, come a Mallorca 2015, quando eravamo in 9 (e tutti hanno finito la gara ndr), è di gran lunga più emozionante e sportivamente stimolante. Quindi spero di cuore che si possa ricreare una un situazione simile per Klagenfurt 2017!

 

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